Friedrich Dürrenmatt, GIUSTIZIA, incipit

Certo, scrivo questa relazione per amore dell’ordine, per una certa pedanteria, perché venga messa agli atti. Voglio costringermi a esaminare ancora una volta i fatti che hanno portato all’assoluzione di un assassino e alla morte di un innocente. Voglio riflettere ancora sui passi che sono stato indotto a fare, sulle misure che ho preso, sulle possibilità che sono state trascurate. Ancora una volta voglio sondare scrupolosamente le probabilità che forse restano alla giustizia. Ma questa relazione la stendo soprattutto perché ho tempo, molto tempo, almeno due mesi. Sono appena tornato dall’aeroporto (i bar dove poi sono andato non contano, anche il mio stato attuale non ha importanza. Sono ubriaco fradicio, ma domani sarò di nuovo sobrio). Il gigantesco apparecchio diretto in Australia con a bordo il dottor honoris causa Isaak Kohler si è sollevato nel cielo notturno, ruggendo, mugghiando, mentre io mi precipitavo fuori dalla mia Volkswagen, dopo aver tolto la sicura alla rivoltella. Telefonarmi ancora è stato uno dei suoi capolavori, probabilmente il vecchio conosceva le mie intenzioni; che non ho i soldi per seguirlo, lo sanno tutti.

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Friedrich Dürrenmatt, GIUSTIZIA

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